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Promoter e Hostess: la corretta comunicazione

Comunicazione effettiva: guida per Hostess e Promoter

La comunicazione risulta essere da sempre un elemento essenziale per il lavoro delle Hostess. Quest’ultime, sono spesso responsabili di accogliere e assistere i clienti, i passeggeri o gli ospiti in vari contesti, come ad esempio aeroporti, centri congressuali, grandi eventi o fiere. La vostra principale responsabilità è quella di fornire un servizio di alta qualità e creare un’esperienza positiva per le persone che dovrete accogliere.

La comunicazione efficace deve essere il vostro obiettivo. Ma comunicare non è facile, se i codici non sono chiari ad entrambi, e quindi condivisi. Questa qualità, riguarda sia l’ambito quotidiano (ad esempio un colloquio tra amici) sia l’ambito pubblicitario e delle pubbliche relazioni: in ciascuno di questi ambiti la comunicazione ha diverse finalità.

Possiamo rintracciare un comune denominatore all’interno della professione Hostess e Promoter: la comunicazione. Infatti come aspetto fondamentale, di base, in ogni lavoro, a prescindere dalla tipologia o dal contesto lavorativo, possiamo individuare questa caratteristica come scopo intrinseco di questa professione.

La comunicazione è in tutto e anche in nulla. Questo significa che qualsiasi essere umano, in qualsiasi momento, comunica qualcosa al mondo esterno, anche quanto non pronuncia nessuna parola o quando è convinto di non stare trasmettendo informazioni. Questo concetto è molto utile e non scontato. Ci sono voluti anni di studi per arrivare a questa affermazione. Chi intende svolgere questi lavori deve sempre e comunque tenere presente questa regola.

Il concetto di comunicazione comporta la presenza di un’interazione tra soggetti diversi: si tratta in altri termini, di una attività che presuppone un certo grado di cooperazione. Ogni processo comunicativo avviene in entrambe le direzioni.

Nel processo comunicativo, che vede coinvolti gli esseri umani, ci troviamo così di fronte a due polarità: da un lato la comunicazione come atto di pura cooperazione, in cui due o più individui “costruiscono insieme” una realtà e una verità condivisa; dall’altro la pura e semplice trasmissione, unidirezionale, senza possibilità di replica, nelle varianti dell’imbonimento televisivo o dei rapporti di caserma. Nel mezzo, naturalmente, vi sono le mille diverse occasioni comunicative che tutti viviamo ogni giorno, in famiglia, a scuola, in ufficio, durante il nostro lavoro.

In realtà, anche in un monologo chi parla ottiene dalla controparte un feedback continuo, anche se il messaggio non è verbale, un esempio ne è la frase: “parla quanto vuoi, io non ti ascolto”. Questo fenomeno è stato riassunto con l’assioma (di Watzlawick) secondo il quale, in una situazione, in presenza di persone, “non si può non comunicare”. Perfino in una situazione anonima come in un vagone della metropolitana noi emettiamo, per i nostri vicini, continuamente segnali non verbali (che significano pressappoco: “anche se sono a pochi centimetri da te, non ti minaccio e non intendo immischiarmi nella tua sfera intima”) e i nostri compagni di viaggio accolgono il messaggio, lo confermano e lo rinforzano (“bene; lo stesso vale per me nei tuoi confronti”).